“Io, Fabrizio e il ciocorì” è uno spettacolo teatrale e musicale ideato da Flavio Brighenti e diretto da Carmen Giardina. Ha debuttato il 20 e 21 ottobre 2017 a Genova, all’Auditorium di Strada Nuova. Sul palco, insieme all’autore, c’erano Laura Monferdini, Vittorio De Scalzi ed Edoardo Romano. Con una formazione rinnovata, ritorna in scena a partire da sabato 18 gennaio 2020: l’appuntamento è allo Spazio Rossellini di via della Vasca Navale 58. Sul palco, due narratori (Brighenti e Giardina) e un quartetto di musicisti: Stefano Saletti, chitarra, bouzouki e oud, Gabriele Coen, clarinetto e sax soprano, Mario Rivera, basso acustico, Raffaela Siniscalchi, voce.
“Io, Fabrizio e il ciocori” è un viaggio inedito e per certi versi sorprendente nel mondo di Fabrizio De André che si sviluppa lungo vent’anni di incontri, musica, aneddoti e confidenze.
Il racconto si snoda attraverso le tante interviste – e i coloriti retroscena che spesso le hanno accompagnate – che l’autore ha realizzato dal gennaio del 1979, durante il tour di Faber con la Premiata Forneria Marconi, fino al febbraio del 1998, nel corso dell’ultimo tour del maestro genovese, successivo alla pubblicazione dell’album “Anime salve”.
Gli articoli, pubblicati in gran parte dal quotidiano “Il Lavoro”, poi da “la Repubblica” e dal settimanale “Musica!”, rappresentano però semplicemente la rampa di lancio della narrazione, che si srotola lungo il filo rosso del rapporto che si instaurò fra il giornalista e il cantautore.
“Io, Fabrizio e il ciocorì” gioca su una cifra stilistica netta e dichiarata. Sceglie infatti di privilegiare il versante ironico e “leggero” del rapporto, così come è maturato tra i due, ben al di là dei rispettivi ruoli professionali. Riflessioni, battute, semplici confidenze alimentano costantemente il percorso narrativo, con la piccola e neanche troppo segreta ambizione di raccontare un’epoca dove l’arte, non solo la musica, e così pure il giornalismo, favorivano l’esperienza e l’iniziativa individuale anziché attingere all’immenso catino virtuale e frastornante della tecnologia.
“Io, Fabrizio e il ciocori” non rappresenta una celebrazione né tanto meno una beatificazione di De André – che di sicuro non ne ha bisogno – ma offre semplicemente una chiave differente e affettuosa per raccontarlo sotto il profilo umano prima che artistico.
La sfilata dei personaggi evocati è assortita: da Vasco Rossi a Papa Wojtyla, da Beppe Grillo a Guy Debord, da Ray Charles ad Arthur Rimbaud, da Mauro Pagani a Renato Curcio, da Ivano Fossati a Carlo Marx, fra i tanti, oltre naturalmente ai volti familiari: Dori Ghezzi, i figli Cristiano e Luvi, il fratello Mauro.
La regia dello spettacolo è affidata alla genovese Carmen Giardina, attrice, sceneggiatrice e regista di larga esperienza, adesso anche sulla scena, ad affiancare l’autore.: “De André era unico e inimitabile, al suo confronto chiunque si presterebbe a paragoni che è bene evitare”, spiega Brighenti, “allora ho voluto che a interpretarlo fosse una donna, anche e soprattutto per rendere omaggio all’universo femminile che Fabrizio ha cantato con memorabile sensibilità umana e poetica”.
La nuova formazione musicale dello spettacolo nasce da una costola della Banda Ikona, da cui provengono Stefano Saletti, corde, Gabriele Coen, fiati e Mario Rivera, basso. A loro si è unita la cantante Raffaela Siniscalchi. Il quartetto ha realizzato un album con le proprie sorprendenti e personalissime rivisitazioni delle canzoni di De André, intitolato “Ho visto Nina volare”. Il cd di 13 canzoni sarà disponibile a breve.
“Io, Fabrizio e il ciocorì” va in scena con il patrocinio morale della Fondazione De André.